Rana di calcare e bitume

Rana di calcare e bitume incisa a scalpello con lama in bronzo da mano tremula forse di anziano accompagnata da un carretto del medesimo materiale dotato di quattro sottili ruote ancora funzionanti.
Si ipotizza avesse uso di statuetta votiva o più probabilmente e romanticamente giocattolo, come suggerito dai leggeri segni d’usura presenti sul dorso del reperto. Appartenente stando a un’incisione in lingua elamita cuneiforme al cosiddetto figlio di Shilkhakha maschio di anni sette oppure otto a giudicare dalla dentatura il cui tumulo è stato scavato da Jacques de Morgan nel 1904 nei pressi dell’antica Susa, oggi Iran. Alta sei punto sette centimetri e lunga cinque centimetri e mezzo esposta al museo del Louvre (sezione 1, Antichità del Vicino Oriente, sala 228) oggi in prestito al Museo archeologico nazionale di Firenze in occasione della mostra “Il viaggio del gioco” a cura di Marialuisa Cecchi, che qualche volta guardandola si commuove pensando a un bambino senza nome.

Antonio Vangone

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