Appunti di lettura: “Splendi come vita” di Maria Grazia Calandrone

Amore e disamore, solo tre lettere e cambia tutto.
Romanzo e non romanzo, metti un avverbio minuscolo e fa la differenza.
Prosa e poesia. Di solito non si mischiano. Di solito. Poi c’è Dante. Poi c’è Carver. E Maria Grazia Calandrone, che scrive prosa con le parole della poesia e fa dei nomi comuni i nomi propri.
Non conoscevo la storia di Maria Grazia Calandrone, la seguo alla radio; il suo programma mi piace molto, si intitola Qui comincia, ma non conoscevo la sua storia prima di leggere Splendi come vita. C’è una bambina in copertina accanto alla sua mamma. Non si somigliano molto, la bimba è bruna e ha gli occhi un po’ a mandorla, la mamma è bionda. È una fotografia in bianco e nero. Alla fine del libro ce n’è un’altra, stavolta a colori. Saranno dello stesso periodo, anno più anno meno.
In mezzo alle due foto, prosa e poesia mischiate, amore e disamore mischiati. Confini labili, anzi, inesistenti. “Ti accompagno a parole, perché a parole sono nata da te”, scrive la figlia all’inizio. Madri e figlie. Abbandoni e adozioni. Si dice che i figli sono di chi li cresce e non di chi li ha fatti nascere, ma se fosse la madre adottiva a non dare amore? E se fosse la figlia a farle da scudo e cercare l’amore che non c’è? La figlia scava, capisce, difende. Non abbandona. Chi è stato abbandonato, non abbandona mai, fino alla fine. “(…) il danno collaterale del disamore (…) sta nella nostalgia del suo veleno: chi lo riceve vi si affeziona (…) e, crescendo, può talvolta cercare di riempirsene ancora le tasche (…).”

Antonia Anania

Appunti di lettura: “Malinteso a Mosca” di Simone de Beauvoir

Un malinteso è un’aporia. Perché si verifichi, dovremmo prima intenderci, almeno qualche volta, almeno con noi stessi.  A me invece pare sovente – ah, che belle parola “sovente” – di capire male tutto.
“Non devi imparare a cucinare, è tutto un malinteso. Sai, è successo che qualche secolo fa, non potendo andare a caccia, qualcuna si è messa lì a scaldare la carne, e adesso tutti si aspettano che tu continui a farlo, a scaldare la carne, a trasformare materie prime. La solita storia delle vecchie abitudini, del rassicurante è sempre stato così. Ma tranquilla, è tutto un malinteso. Continua a leggere, piccola”.
“Oh sai, quelle cose lì, le bollette, le volture, la lettura del contatore. Un grosso malinteso, anche quello. Guarda che bello questo tramonto, le cime del monte sono ancora imbiancate. Non distogliere lo sguardo, non cedere al concreto, è tutto un malinteso, puoi restare al calduccio, nel tuo tangibile idealizzare.”
Non lo so, forse ho inteso male tutto. Ma io ho capito così.
Oggi invece mio nipote mi ha detto che andava al parco, ma proprio al parco quello, dove ci sta il “giragira”, e per un attimo mi è sembrato di aver capito benissimo.
Avrà ragione Nicole: ci tocca solo ciò che ci rievoca noi stessi, quell’odore della cucina di nonna, il grano della casa da bambina, i miei tramonti. Ho scoperto, poi, che l’aporia è anche una farfalla. L’aporia crataegi. È molto elegante e saggia: negli ultimi decenni ha deciso di non vivere più in pianura, si è ritirata verso zone più elevate. Ci guarda dall’alto, nel suo breve giorno, mentre per anni proviamo a farci capire, a capirci.

Sara Picchiarelli