Appunti di lettura: “Un cuore arido” di Carlo Cassola

Quando leggiamo, spesso, non sempre, ma spesso, stiamo cercando qualcosa che parla di noi.
E quando lo troviamo siamo felici, magari sottolineiamo anche quel determinato passaggio per ricordarcelo, per ritrovarlo più avanti nel tempo o per condividerlo con qualcun altro e dire “Vedi? Qui si parla di me. Questa cosa la penso anche io”.
Figuriamoci quando ci ritroviamo tra le mani un libro che è appartenuto a qualcuno a cui abbiamo voluto bene e quel qualcuno aveva già sottolineato diverse righe.
È quello che mi è successo con Un cuore arido, ritrovato in fondo alla libreria prima di Natale, quando mi era stato impedito categoricamente di acquistare libri per non rovinare possibili regali e ho dovuto scavare nel giacimento casalingo per trovare qualcosa da leggere.
Non avevo mai affrontato niente di Cassola, forse perché pensavo di non ritrovarmici: un autore uomo, attivo nel dopoguerra, tempi e temi così lontani da me…
Però la copertina, con quella brevissima didascalia sotto il titolo (altro che #bookstagram), mi tirava per la giacca. E alla fine, sì, ho giudicato il libro dalla copertina.
E ho fatto bene. Adesso in quel volumetto ingiallito ci sono anche le mie, di sottolineature.

Gelsomina Sampaolo