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li raggiunge alla fine della cena, compare all’improvviso, scusandosi del ritardo e prendendo la parola, sono molto dispiaciuto per tutto, fa, un tot acuto nel silenzio della tavolata, che fino a pochi minuti prima era molto allegra, sono dispiaciuto e disgustato, perché questo ci riguarda tutti, voi sapete quanto sia stato diverso dagli anni che abbiamo alle spalle questo ultimissimo giro di mesi, sapete anche troppo bene quante sofferenze tutto il giro qui attorno ha significato, sala e tutto, quanti rapporti sono stati bloccati, quante interpretazioni, io stasera vi ho raggiunto senza nessuna intenzione di partecipare alla cena, ma anche senza nessuna voglia di fare prediche, pistolotti, o di dirvi cosa siete stati per me voi tutti, e perché parlo di queste cose al passato, in realtà, in effetti, non so perché mi sono unito a voi adesso, e perché, a pensarci bene, ero unito a voi anche prima, però sapete bene dove questo mio discorso nasconda il punto di dolore, e dov’è che tutti noi siamo responsabili, sapete in che punto della storia, di tutti i rapporti e di tutte le interpretazioni, si trova la cosa che ci brucia, che non ci fa dormire, o che almeno non dà o non penso possa dare pace a qualcuno tra noi, e per corresponsabilità dovrebbe inquietare ciascuno dei presenti e parecchi assenti, e pur sapendolo penso che stiamo e staremo bene ugualmente, continueremo a piluccare con le forchettine, allungheremo le ore, proseguiremo con i rapporti e domani ci ritroveremo dietro i cristalli, sapete benissimo che non cambierà una frazione di virgola, e che mettendo una mano in tasca ciascuno di noi troverà le chiavi e i cicalini delle aperture, e tra un’ora o due salirà nell’auto per tornare a casa, che poi sia necessario prendere tranquillanti o no, girarsi negli incubi tutta la notte o no, stare sereno serena o no, e in tutto questo sapere o capire o perlomeno intuire sta o starebbe il massimo di cui siamo capaci, ma alla fin fine mi sembra che siamo veramente, e dovrei dirlo a voce alta, capaci di tutto, perché abbiamo veramente agito secondo coscienza, con la coscienza dei progetti peggiori, abbiamo causato tanti di quei danni, danni irreversibili, che adesso non solo non possiamo tornare indietro noi, e dobbiamo continuare come se niente fosse conoscendo bene il cosa e il come, ma abbiamo determinato una situazione da cui non potranno tornare indietro i nostri stessi legali, addirittura, e questo non è del tutto certo, anche perché il collegamento che continuiamo a portare avanti, che ciascuno di noi porta avanti nella connessione che anche adesso teniamo aperta, è la complicità che ha portato a tavola quello che avete mangiato, e che io non ho mangiato solo perché fino a mezz’ora fa stavo lavorando, e adesso vi ho raggiunti perché, perché non è chiaro, non ho un motivo preciso, nemmeno rimproverarmi di continuare a parlare, tantomeno parlarvi per tenervi sulle spine o per annoiarvi come sicuramente sta succedendo adesso, mentre mettete mano ai messaggini per distrarvi, o ve ne mandate tra voi con dei punti di domanda, lo capisco anche se armeggiate sotto la tavola, insomma alzo il bicchiere, grazie, meno, insomma, dicevo, alzo il bicchiere per dirvi semplicemente non qualcosa di sintetico, cortese o scortese che sia, né per fare un brindisi complicato ma scioglibile, o per un prosit o qualche formula ancora meno dozzinale, ma per dire esattamente, parola per parola, le parole che vi ho detto fin qui, e che, essendo sufficienti, vedete bene che potevo trasmettervi anche, come sto facendo, via ologramma, senza necessariamente, ossia fisicamente, comparire, come in effetti, capite bene, non potevo fare, per via dell’innesco
Marco Giovenale